giovedì 21 aprile 2016

Bergoglio O.O, Papa nullo. E Ratzinger ancora lo è

Le tesi di Socci

Bergoglio O.O, Papa nullo. E Ratzinger ancora lo è

Un gran libro fedele e scismatico, dipende dai punti di vista. In uscita
di Redazione | 23 Settembre 2014 ore 06:26
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Papa Benedetto XVI e Papa Franceco (foto LaPresse)

Roma. Continua a firmarsi Benedictus XVI, con tanto di P. P. a indicare la potestà papale, cosa che invece Francesco non ha mai fatto fin dal giorno del suo insediamento sulla cattedra petrina. Di bianco si vestiva e di bianco continua a vestirsi, anche se ha smesso la mantelletta e la fascia. Non c’è stato tempo per recuperare una tonaca nera in tutto il Vaticano, è la giustificazione un po’ fiacca che giunge d’oltretevere. Papa era e Papa rimane, benché emerito. S’è tenuto anche lo stemma con le chiavi decussate che qualche zelante cardinale esperto d’araldica aveva tentato di aggiornare, togliendo ogni riferimento al ministero petrino. Ma allora che valore ha la rinuncia annunciata da Joseph Ratzinger,

Francesco al soglio di Pietro - senza Primato

                                                                                                
 Elezione del vescovo Francesco al  soglio di Pietro - senza Primato.

Benedetto VXI validamente eletto sia dai cardinali che da Dio stesso. Questa è un'unzione che viene dall'alto, e se accettata non può essere revocata. Benedetto infatti non si è mai dimesso da questo ministero, in quanto lo ha affermato per iscritto. A conferma di questo infatti Benedetto si fa chiamare ancora PAPA come prima, ed è tuttora in vaticano. Lui non è tornato ad essere soltanto vescovo ma PAPA; di questo ne è consapevole Bergoglio, il quale lo ha accettato ed approvato. Benedetto invece si è dimesso dall'incarico di vescovo di Roma. 



Il Vicario di Cristo: natura e limiti della sua infallibilità


Pastor Aeternus Il 18 ottobre 2013, per iniziativa del Centro Culturale “Padre Tomas Tyn”, si è svolto a Rieti un convegno teologico dal titolo Le perle della buona teologia. Riportiamo l’intervento del prof. Roberto de Mattei
La Costituzione Pastor Æternus
(di Roberto de Mattei) Nel corso della lunga storia della Chiesa, la teologia del Papato ha conosciuto una lenta evoluzione, come ogni organismo che nasce, progredisce e si rafforza nel suo rapporto con il mondo esterno. La Chiesa, infatti, non è stata fondata da Cristo come un’istituzione, già rigidamente e irrevocabilmente costituita, ma come un organismo vivo, il quale – come il corpo, che è immagine della Chiesa – ha sviluppato nella sua crescita tutti i caratteri essenziali del suo essere che già conteneva in embrione.  
Questo coerente sviluppo è avvenuto soprattutto nella lotta contro le eresie che hanno costretto la Chiesa a definire con sempre maggior precisione la sua dottrina, e a illuminare di luce sempre più diffusa e splendente la verità. Da San Leone Magno a San Gregorio VII e a Bonifacio VIII, dal Concilio di Trento al Concilio Vaticano I, la dottrina del Primato pontificio si è sempre meglio chiarita e definita, trovando la sua espressione solenne nella costituzione dogmatica Pastor Aeternus approvata nella quarta sessione (18 luglio 1870) del Concilio Vaticano I.
L’art. 3 di questa costituzione definisce il Primato del Romano Pontefice, unico legittimo successore di san Pietro, che consiste nel potere pieno di pascere, reggere e governare tutta la Chiesa, ossia nella giurisdizione suprema, ordinaria, immediata, universale e indipendente da ogni autorità, anche civile. “Pertanto, – stabilisce il canone corrispondente – chi affermerà che il Romano Pontefice ha soltanto un compito di vigilanza o di direzione, ma non piena e suprema potestà di giurisdizione su tutta la Chiesa non soltanto nelle cose che riguardano la fede e i costumi, ma anche nelle cose che riguardano la disciplina e il governo della Chiesa sparsa per tutto il mondo; oppure chi affermerà che il Romano Pontefice ha soltanto la parte più importante, ma non tutta la pienezza di questa suprema potestà; oppure chi dirà che questa sua potestà non è ordinaria e immediata, sia su tutte e singole le Chiese, sia su tutti e singoli i pastori e fedeli: sia anatema”.
Il dogma del Primato di giurisdizione non dice che il Papa è infallibile quando governa la Chiesa:

mercoledì 13 aprile 2016

i falsi miracoli di Bergoglio


Sui miracoli di Francesco  ci andrei piano


Egregio direttore,

premetto che nutro molta stima, simpatia e ammirazione per Papa Francesco nonché il suo stile originale nell’utilizzare al meglio i mezzi di comunicazione, nel bene e nel male. Detto questo, da moderno S. Tommaso, ho cercato di vederci chiaro sul chiacchierato e discusso ‘miracolo’ attribuito al Santo Padre, manipolato ed enfatizzato a dismisura dai media di mezzo mondo, e mai smentito della Santa Sede. Veniamo ai fatti. Durante la recente visita negli Stati Uniti e precisamente a Philadelfia, nel mese di settembre, papa Bergoglio ha baciato la testa della piccola Gianna di 4 anni, malata di tumore al cervello. Joej e Kristen Masciantonio, genitori della piccina, un mese dopo hanno gridato al miracolo, dichiarando alla stampa che il tumore era regredito ma non scomparso. I mezzi di informazione, furbescamente, in mala fede e di proposito, hanno omesso di dire che la bimba era in cura da tempo con cicli di chemioterapia e da ripetuti interventi di neurochirurgia pediatrica. Sempre a Philadelfia, un altro bambino malato anch’esso di tumore, venne baciato dal Papa durante la messa, le sue condizioni in queste ultime settimane sembrano essere peggiorate sensibilmente nel silenzio più assoluto. Quindi la chemioterapia e il prezioso lavoro dei medici non sono serviti a nulla, affermano fonti agnostiche e indipendenti, il bacio del Papa si è preso tutto il merito. Non sempre però il potere magico di Sua Santità è in grado di guarire i bambini. In Italia, nella terra dei fuochi, un bambino della zona, Checco Monari di 4 anni, malato di tumore, venne portato a Roma nel marzo del 2015 e durante un’udienza, ebbe la ‘fortuna’ di ricevere un bacio dal Pontefice in persona. Un mese dopo purtroppo, il male ha avuto la meglio e il bimbo è morto nel silenzio più assordante da parte dei mezzi di informazione. (...)

Andrea Zecchini