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giovedì 20 luglio 2017

I tre nemici del Papa. “Attacco a Ratzinger”

di Massimo Introvigne
Attacco a Ratzinger. Accuse, scandali, profezie e complotti contro Benedetto XVI (Piemme, Milano 2010) dei vaticanisti Paolo Rodari e Andrea Tornielli non è né una storia né un’analisi sociologica del pontificato di Benedetto XVI. Si tratta invece di eccellente giornalismo, e di una cronaca attenta ai particolari e ai retroscena degli attacchi contro Benedetto XVI, che dal 2006 a oggi ne hanno fatto il Pontefice più sistematicamente aggredito da un’incessante campagna mediatica degli ultimi anni.
Rodari e Tornielli elencano dieci episodi principali, e a proposito di ognuno forniscono dettagli in parte inediti. La prima offensiva contro il Papa inizia con il discorso di Ratisbona del 12 settembre 2006, il quale contiene una citazione dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo (1350-1425) giudicata da alcuni offensiva nei confronti dell’islam e dei musulmani. Ne nasce una grande campagna contro Benedetto XVI, alimentata sia da organi di stampa occidentali sia dal fondamentalismo islamico, che degenera in episodi violenti. A Mogadiscio, in Somalia, è perfino uccisa una suora.
Già in questo primo episodio l’analisi degli autori mostra all’opera tutti gli ingredienti delle crisi successive. Un buon numero di media, anzitutto occidentali, estrapolano la citazione dal contesto e sbattono la notizia della presunta offesa ai musulmani in prima pagina. Al coro di questi media – secondo elemento, che non va mai trascurato – si uniscono esponenti cattolici ostili al Papa, in questo caso personaggi come l’islamologo gesuita Thomas Michel, rappresentante a suo modo tipico di un establishment del dialogo interreligioso smantellato da Benedetto XVI per il suo buonismo filo-islamico tendente al relativismo. Intervistati dalla stampa internazionale questo cattolici lanciano un "attacco frontale a Benedetto XVI" (p. 26), essenziale per rendere credibili le polemiche della stampa laicista. Ma in terzo luogo Rodari e Tornielli non mancano di rilevare una certa debolezza nel sistema di comunicazione vaticano, molto lento rispetto alla velocità delle polemiche nell’era di Internet e non sempre capace di prevedere in anticipo le conseguenze delle parole più "forti" del Papa, prendendo per tempo le necessarie contromisure. 
Tornando però dal discorso di Ratisbona come evento mediatico al discorso di Ratisbona come documento, gli autori riportano l’opinione dello specialista gesuita padre Khalil Samir Khalil secondo cui non si è trattato affatto di una gaffe del Papa bisognosa di correzione, ma di un passaggio integrale e ineludibile in un’analisi sui problemi dell’islam contemporaneo e sulla sua difficoltà a impostare correttamente il rapporto fra fede e ragione. Paradossalmente, rilevano gli autori, queste motivazioni profonde del passaggio sull’islam nel testo di Ratisbona sono state comprese da molti intellettuali musulmani, ma rimangono ostiche o ignorate per la grande stampa dell’Occidente.

Emerge dunque uno schema in tre stadi – errori di comunicazione della Santa Sede, aggressione della stampa laicista, ruolo essenziale di cattolici ostili a Benedetto XVI nel supportare quest’aggressione – che si ritrova in tutti gli altri episodi, con poche varianti. Il ruolo del dissenso progressista appare particolarmente cruciale nelle campagne successive al motu proprio del 2007 Summorum Pontificum, che liberalizza la Messa con il rito detto di san Pio V, e alla remissione della scomunica nel 2009 ai quattro vescovi a suo tempo consacrati da mons. Marcel Lefebvre (1905-1991). Nel primo caso Rodari e Tornielli descrivono un quadro sconfortante di resistenza di liturgisti, riviste cattoliche, intellettuali con un accesso diretto ai grandi media come Enzo Bianchi ma anche vescovi e intere conferenze episcopali che si agitano, si riuniscono, arruolano la stampa laicista e tramano in mille modi per sabotare il motu proprio. La posta in gioco, notano giustamente gli autori che si riferiscono in particolare a uno studio di don Pietro Cantoni pubblicato sulla rivista di Alleanza Cattolica Cristianità, non è solo la liturgia ma l’interpretazione del Concilio Ecumenico Vaticano II. Chi combatte il motu proprio difende l’egemonia di quell’interpretazione del Vaticano II in termini di discontinuità e di rottura con tutta la Tradizione precedente che Benedetto XVI ha tentato in molti modi di correggere e scalzare.
Il caso della remissione della scomunica ai vescovi "lefebvriani" si è trasformato come è noto nel "caso Williamson". Il Papa è stato oggetto di durissimi attacchi quando è emerso che uno dei quattro vescovi consacrati da mons. Lefebvre, mons. Richard Williamson, è un sostenitore di tesi in tema di Olocausto che negano l’esistenza delle camere a gas e riducono il numero di ebrei uccisi dal nazional-socialismo a non più di trecentomila. Al di là del merito della questione, è evidente che la Santa Sede non condivide queste tesi – lo stesso Benedetto XVI le ha ripetutamente condannate – e che qualunque persona dotata di buon senso sarebbe stata in grado di rendersi conto che un provvedimento in qualche modo favorevole a un sostenitore della posizione "revisionista" sull’Olocausto non avrebbe mancato di scatenare una tempesta mediatica. Il problema, dunque, è quando la Santa Sede è venuta a conoscenza delle tesi di mons. Williamson in tema di Olocausto. 
Rodari e Tornielli ricostruiscono la vicenda in modo minuzioso, e concludono che un appunto sul tema era stato indirizzato da vescovi svedesi tramite la nunziatura apostolica in Svezia – il Paese dove nel novembre 2008 mons. Williamson aveva rilasciato a un’emittente televisiva non l’unica ma la più recente e articolata sua intervista sull’argomento – alla Segreteria di Stato, dove era stato sottovalutato nella sua potenziale portata e gestito da funzionari minori responsabili dei rapporti con la Scandinavia. Quando dalla televisione svedese la notizia passa sul settimanale tedesco Spiegel e di lì ai media di tutto il mondo, il 21 gennaio 2009, il decreto di remissione della scomunica non è ancora stato pubblicato, è vero, ma è già stato trasmesso il 17 gennaio ai vescovi "lefebvriani" interessati. Non è dunque più possibile ritirarlo o modificarlo. Secondo gli autori ha tuttavia costituito un errore di comunicazione da parte della Santa Sede non accompagnare immediatamente la pubblicazione, avvenuta il 24 gennaio 2009, con una chiara precisazione sul fatto che la remissione delle scomuniche non ha nulla a che fare con le tesi di Williamson sull’Olocausto, che il Papa in nessun modo condivide. Questa precisazione è venuta solo diversi giorni dopo, dando l’impressione che la Santa Sede si trovasse in imbarazzo e sulla difensiva. Inoltre, come il Papa stesso ha rilevato nella sua lettera dell’11 marzo 2009 sul tema, già prima dell’intervista rilasciata in Svezia le posizioni di mons. Williamson comparivano su diversi siti Internet e "seguire con attenzione le notizie raggiungibili mediante l’Internet avrebbe dato la possibilità di venir tempestivamente a conoscenza del problema. Ne traggo la lezione che in futuro nella Santa Sede dovremo prestar più attenzione a quella fonte di notizie". 
Dalla lettera di Benedetto XVI, notano gli autori, emergono altri due elementi. Il primo è la grandezza d’animo di un Papa che si assume personalmente la responsabilità di ogni errore eventualmente commesso, rompendo con una lunga prassi secondo cui in questi casi ogni colpa è attribuita ai collaboratori. Il secondo è che, pur essendo evidente che al momento della firma del decreto Benedetto XVI non conosceva le posizioni di mons. Williamson sull’Olocausto, anche in questo caso la campagna della stampa laicista ha avuto successo a causa dell’immediato attacco al Papa da pa
rte di noti esponenti cattolici che hanno inteso così "vendicarsi" del motu proprio. Scrive lo stesso Pontefice: "Sono rimasto rattristato dal fatto che anche cattolici, che in fondo avrebbero potuto sapere meglio come stanno le cose, abbiano pensato di dovermi colpire con un’ostilità pronta all’attacco". 
I tempi del caso Williamson non sono casuali. Gli autori ricordano come sia stata ipotizzata nella diffusione mondiale delle notizie sul vescovo "revisionista" proprio in concomitanza con la remissione della scomunica la regia di una coppia di giornaliste lesbiche francesi note per le loro campagne anticlericali e per la "vicinanza al Grande Oriente di Francia" (p. 99), cioè alla direzione della massoneria francese, Fiammetta Venner e Caroline Fourest. Secondo Rodari e Tornielli l’intervista svedese con mons. Williamson "non è concordata in precedenza. Il giornalista si presenta al seminario e riesce a ottenere il colloquio con Williamson" (p. 88). Sembra dunque che mons. Williamson non abbia "organizzato" l’episodio. Tuttavia alla data dell’intervista la notizia secondo cui il Papa stava per firmare il decreto di remissione delle scomuniche circolava già su Internet. Gli autori si chiedono chi abbia armato il microfono dell’oscuro giornalista svedese Ali Fegan. Personalmente mi pongo qualche interrogativo anche su mons. Williamson, il quale sapeva certamente dell’imminente remissione delle scomuniche, è notoriamente critico su ogni ipotesi di compromesso con Roma della Fraternità San Pio X di mons. Lefebvre e come minimo si è comportato con il cronista svedese in modo davvero molto imprudente.

Il ruolo dei cattolici progressisti era già emerso in altre due campagne contro Benedetto XVI, particolarmente gravi perché coronate da successo. Due vescovi regolarmente scelti dal Papa avevano dovuto rinunciare alle cariche: mons. Stanislaw Wielgus, nominato primate di Polonia, a causa della scoperta di documenti relativi a una sua collaborazione giovanile con i servizi segreti del regime comunista, e mons. Gerhard Wagner, nominato vescovo ausiliare di Linz, in Austria, contro cui si erano sollevati il clero e anche molti vescovi austriaci a causa di dichiarazioni sulla natura di castigo di Dio dell’uragano Katrina, sul carattere satanico dei romanzi del ciclo di Harry Potter e sulla possibilità di curare l’omosessualità tramite terapie riparative. Come notano gli autori, le opinioni di mons. Wagner su tutti e tre i temi sono condivise da molti nella Chiesa – lo stesso cardinale Ratzinger aveva espresso simpatia nel 2003 per un libro critico su Harry Potter di una studiosa tedesca sua amica, pur ammettendo di non avere letto i relativi romanzi – ma è anche vero che il prelato austriaco le aveva espresse in toni particolarmente accesi.
I due casi, spiegano gli autori, sono meno lontani di quanto sembri a prima vista. Anche mons. Wielgus, per quanto denunciato per la prima volta da "cacciatori di collaborazionisti" di destra, è stato poi attaccato sistematicamente da una stampa polacca che lo avversava non tanto per il suo passato di collaboratore con i servizi segreti comunisti – un passato condiviso da oltre centomila persone in Polonia, tra cui numerosi sacerdoti e diversi vescovi – quanto per il suo presente di vescovo particolarmente conservatore. Se nel caso di mons. Wielgus, che aveva maldestramente cercato di nascondere documenti sul suo passato, l’accettazione delle dimissioni era inevitabile, non si possono non condividere alcune perplessità degli autori sul caso di mons. Wagner. Cedere alle pressioni di una parte del clero e dell’episcopato austriaco – guidato nel caso Wagner da un sacerdote che poco dopo ha ammesso pubblicamente di vivere da anni in una situazione di concubinato – ha innescato in Austria una contestazione globale nei confronti della Santa Sede, in cui sono sempre più apertamente coinvolte le massime gerarchie cattoliche del Paese e che a tutt’oggi non appare risolta.
Nel marzo 2009 con il viaggio del Papa in Africa l’attacco entra in una fase nuova. Sull’aereo che lo porta in Camerun come di consueto Benedetto XVI risponde alle domande dei giornalisti. A un cronista francese che gli pone una domanda sull’AIDS il Papa risponde che la distribuzione massiccia di preservativi non risolve ma aggrava il problema. Il Papa, rilevano gli autori, tecnicamente ha ragione e nei giorni successivi lo confermeranno fior di immunologi: favorendo la promiscuità sessuale e creando una falsa illusione di sicurezza le politiche basate sul preservativo hanno regolarmente aggravato il problema AIDS nei Paesi dove sono state sperimentate. Ma la risposta del Papa occupa le cronache internazionali per tutto il viaggio, facendo ignorare almeno in Europa e negli Stati Uniti i profondi insegnamenti sulla crisi del continente africano – e la puntuale denuncia delle malefatte delle istituzioni internazionali e di alcune multinazionali in Africa: che fosse proprio questo lo scopo?
Non sorprende ormai più la discesa in campo contro il Papa dei soliti teologi progressisti. Ma il fatto nuovo è l’intervento dei governi: Spagna, Francia e Germania chiedono al Papa di scusarsi, al Parlamento Europeo una mozione di censura del Pontefice non passa ma raccoglie comunque 199 voti. In Belgio una mozione analoga è invece votata dal Parlamento e provoca una dura risposta vaticana, innescando una crisi diplomatica senza precedenti tra i due Paesi che prepara gli atteggiamenti maneschi della polizia belga nella successiva vicenda dei preti pedofili.
Due attacchi citati da Rodari e Tornielli sono interessanti perché non vengono "da sinistra" ma "da destra", e mostrano che anche persone di solito rispettose sono indotte dal clima generale a usare nei confronti del Papa e dei suoi collaboratori un linguaggio che in altri tempi non si sarebbero permesso. Si tratta delle critiche di un mondo cattolico conservatore in tema di economia all’enciclica Caritas in veritate del 2009, giudicata da studiosi statunitensi come George Weigel e Michael Novak ingiustamente ostile al modello di capitalismo prevalente negli Stati Uniti, e delle polemiche sul terzo segreto di Fatima e sull’asserita esistenza di una parte del testo tenuta ancora segreta dal Vaticano. Sul merito si può certo discutere – anche se sull’enciclica gli studiosi americani sembrano soprattutto stizziti per non essere stati consultati, com’era invece avvenuto per testi di Giovanni Paolo II – ma il tono e i veleni sono comunque segnali di un clima malsano.
La stessa apertura agli anglicani che, delusi dalle aperture della loro comunità al sacerdozio femminile e al matrimonio omosessuale, tornano a Roma, se è avversata "da sinistra" come pericolosa per l’ecumenismo – ma quale ecumenismo è possibile con chi celebra in chiesa matrimoni gay? – è attaccata anche "da destra" perché, prevedendo percorsi di accoglienza nella Chiesa Cattolica di sacerdoti anglicani sposati, sembra compromettere la difesa del celibato. Anche qui quella che è più grave è l’incomprensione del carattere globale dell’attacco al Papa da parte di certi sedicenti "conservatori", che gettano benzina anziché acqua sul fuoco.
Le altre nove crisi impallidiscono comunque di fronte alla decima, relativa ai preti pedofili. Dal momento che gli autori citano ampiamente e riprendono materiale dal mio libro Preti pedofili (San Paolo, Cinisello Balsamo 2010), sostanzialmente condividendone l’impostazione, forse non debbo qui riassumere l’ampia sezione del libro dedicata al tema e posso permettermi di rimandare al mio testo. Il libro di Rodari e Tornielli ribadisce, contro le critiche assurde che purtroppo sono venute anche da vescovi e cardinali, quanto anch’io ho sottolineato: se c’è stato nella Chiesa un prelato durissimo nei c
onfronti dei preti pedofili, tanto da essere accusato di violare il loro diritto alla difesa e di essersi scontrato sul punto con numerosi colleghi vescovi, questi è stato il cardinale Ratzinger quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Presentarlo al contrario come tollerante sul punto è semplicemente ridicolo, eppure trova talora credito tra i lettori meno informati dei quotidiani. 
Semmai gli autori si chiedono se gli ostacoli che il cardinale Ratzinger ebbe a incontrare negli ultimi anni del pontificato di Giovanni Paolo II – quando le sue richieste di ancor maggiore severità non sempre furono accolte – non gettino un’ombra sul grande Papa polacco e non rischino perfino di compromettere la sua causa di beatificazione. In effetti nella causa in corso il problema è stato affrontato. Ma si è concluso, giustamente, che taluni freni all’opera del cardinale Ratzinger risalgono agli ultimi anni del pontificato wojtyliano, quando Giovanni Paolo II, sempre più gravemente malato, non seguiva più personalmente queste vicende delegandole a collaboratori cui vanno dunque girate eventuali critiche.

In conclusione Rodari e Tornielli si chiedono se si possa parlare di un complotto contro il Papa, citando varie opinioni tra cui la mia in un’intervista che ho loro rilasciato specificatamente per questo volume. La loro conclusione è che ci siano in atto tre diversi attacchi a Benedetto XVI da parte di tre diversi nemici. Il primo è costituito dalla galassia di lobby laiciste, omosessuali, massoniche, femministe, delle case farmaceutiche che vendono prodotti abortivi, degli avvocati che chiedono risarcimenti miliardari per i casi di pedofilia. Questa galassia, troppo complessa perché si possa ritenere che risponda a una sola regia, dispone però grazie alle nuove tecnologie dell’informazione di un potere che nessun altro nemico della Chiesa ha avuto nell’intera storia umana e vede nel Papa il principale ostacolo alla costruzione di una universale dittatura del relativismo in cui Dio e i valori della vita e della famiglia non contano. Un ostacolo che dev’essere spazzato via a tutti i costi e con ogni mezzo. 
Queste lobby hanno successo perché hanno arruolato un secondo nemico del Papa costituito dal progressismo cattolico e da quei cattolici e teologi – tra cui non pochi vescovi – i quali vedono la loro autorità e il loro potere nella Chiesa minacciato dallo smantellamento da parte di Benedetto XVI di quella interpretazione del Concilio in termini di discontinuità e di rottura con la Tradizione su cui hanno costruito per decenni carriere e fortune. Le interviste ai cattolici progressisti permettono ai media laicisti di rappresentare la loro propaganda non come anticattolica ma come sostegno contro il Papa reazionario che vuole "abolire il Concilio", cioè mettere in discussione il suo presunto "spirito", dal momento che la lettera dei documenti conciliari dai giornalisti anticattolici non è neppure conosciuta e dai loro compagni di strada "cattolici adulti" è giudicata irrilevante. 
In terzo luogo, Benedetto XVI ha anche un terzo nemico, inconsapevole e involontario ma non per questo meno pericoloso. Ci sono "’attacchi’ involontariamente autoprodotti a causa delle numerose imprudenze e dei frequenti errori dei collaboratori" (p. 313) del Papa. Gli autori riportano diversi pareri sulla difficoltà di comunicazione della Santa Sede nell’epoca non solo di Internet ma di Facebook e di una telefonia mobile collegata al Web che fa sì che le notizie arrivino a centinaia di milioni di persone – per esempio i cinquecento milioni di utenti Facebook attivi ogni giorno – pochi secondi dopo essere state lanciate e siano archiviate come vecchie dopo qualche ora. Se una notizia falsa non è smentita entro due o tre ore, se a un attacco non si risponde al massimo entro ventiquattr’ore le possibilità di replica efficace si riducono a poco più di zero.

Se tutto questo è vero, le opinioni di chi, intervistato dagli autori, rimpiange il precedente portavoce pontificio, il laico dottor Joaquín Navarro Valls, giudicandolo più scaltro del suo successore gesuita padre Federico Lombardi, possono essere dibattute all’infinito ma forse non vanno al cuore del problema. È il modo di comunicare che è cambiato radicalmente, ed è cambiato dopo la morte di Giovanni Paolo II perché il problema non è Internet ma il numero sempre maggiore di persone – centinaia di milioni, appunto, non piccole élite – che a Internet sono collegate ventiquattro ore su ventiquattro tramite gli smartphone, i netbook o i vari iPad, e hanno un tempo di reazione a richieste o provocazioni che si misura in minuti e non più in ore. Sul punto il libro del giornalista italiano Marco Niada Il tempo breve (Garzanti, Milano 2010) dovrebbe forse essere letto anche da qualche vaticanista.
Benedetto XVI non è inconsapevole di questi attacchi. È molto interessato alle nuove tecnologie e alla necessità di migliorare le strategie di comunicazione della Santa Sede. Ma, concludono Rodari e Tornielli, è anche molto sereno. È disponibile a seguire i problemi che la rivoluzione delle comunicazioni – una rivoluzione forse non meno importante di quella degli anni 1960 in tema di morale e di crisi dell’autorità – pone alla Chiesa, ma non a inseguirli. Insiste sul fatto che la salvezza della Chiesa perseguitata non verrà dalle strategie, dalle diplomazie, dalle tecnologie – per quanto queste siano importanti e non vadano trascurate – ma dalla fedeltà alla preghiera, alla meditazione, al Cristo crocefisso. È probabile che abbia ragione non solo, com’è ovvio, sul piano spirituale ma anche su quello culturale e sociologico, dove alla Chiesa non si chiede d’imitare i modelli dominanti ma di essere se stessa. Non tutti, anche tra i cattolici, sembrano averlo compreso.
Fonte: http://blog.messainlatino.it/

lunedì 10 luglio 2017

don Michelini Ottavio, conferma la soprannaturalità dell'Opera di Maria Valtorta

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Mons. Ottavio Michelini (14 agosto 1906 - 15 ottobre 1979 ), nacque a Mirandola, in provincia di Modena.
E' stato un sacerdote cattolico ma è considerato anche un mistico.

Ha servito nella diocesi di Carpi dove, nel 1967, ottenne il titolo di Monsignore come Cappellano di Sua Santità.
( nota: in alcuni siti web che promuovono gli scritti di Maria Valtorta, si riferiscono a lui con il titolo di Arcivescovo
e chiamandolo, erroneamente, "Archbishop Don Ottavio Michelini" ).
Vedi ad esempio:

Una volta in pensione si ritirò e si dedicò a fare il cappellano in un’associazione di disabili a Modena.
Negli anni ’70 entrò a far parte del Movimento Sacerdotale Mariano quando ancora l’opera di Don Gobbi era agli inizi.
A partire dal 1975, e per tutti gli ultimi quattro anni di vita, ha affermato di aver ricevuto i messaggi
in forma di locuzioni interiori ( che scriveva sotto dettatura ) e visioni di Gesù e della Madonna.

I messaggi vennero poi pubblicati in una serie di sei volumetti intitolati "Confidenze di Gesù ad un sacerdote".

Nei messaggi, Gesù, con parole infuocate, denuncia la gravità della situazione spirituale e morale in cui versa il mondo di oggi,
la confusione e la ribellione all’interno della Chiesa, mette in luce le carenze della pastorale attuale,
spiega che molti di questi problemi sono la diretta conseguenza della profonda crisi di fede che pervade oggi la Chiesa.
Inoltre il Signore annunciò a Mons. Michelini una futura "purificazione" a cui seguirà "una nuova primavera di pace e di giustizia,
per l’umanità e per la Chiesa", "un’alba radiosa, mai conosciuta prima d’ora". Inaugurata da una "venuta intermedia di Gesù"
prima di quella finale alla fine del mondo.

Mons. Ottavio Michelini morì il 15 ottobre 1979.

In meriito agli scritti di Maria Valtorta, il cui "Poema dell'Uomo-Dio" venne messo all'Indice dei libri proibiti nel 1960,
ha affermato che Gesù dettò a lui la seguente citazione il 19 settembre 1975:

CITAZIONE
Non temere, sono Io a condurti. Va avanti, non retrocedere e non preoccuparti.
Hanno rifiutato il mio Vangelo, hanno distorto la mia verità. Non hanno creduto alle anime vittime, alle quali ho parlato.
Nelle loro parole ho messo il sigillo della mia grazia; hanno resistito a tutto.

Ho dettato a Maria Valtorta, anima vittima, un'opera meravigliosa. Di quest'opera Io ne sono l'autore.
Tu stesso ti sei reso conto delle reazioni rabbiose di Satana.

Tu hai constatato la resistenza che molti sacerdoti oppongono a quest'opera che se fosse, non dico letta,
ma studiata e meditata porterebbe un bene grandissimo a tante anime. Essa è fonte di seria e solida cultura.

Ma a quest'opera, a cui è riservato un grande successo nella Chiesa rigenerata, si preferisce il pattume di tante riviste e di libri di presuntuosi teologi.

Ti benedico come sempre. Voglimi bene.

Il presente brano è estratto da: "Confidenze di Gesù a un Sacerdote" di mons. Ottavio Michelini
tratto dal sito web: www.micheliniottavio.it/
Volume 1: Tu sai che io ti amo ; capitolo: Basterebbe uno sguardo del 19 settembre 1975


Se prendiamo per vere le rivelazioni di Gesù a don Michelini Ottavio allora l'Opera della Valtorta ha origine divina
Per 'Chiesa rigenerata' Gesù si riferisce al nuovo volto autentico, vero, che la Chiesa avrà dopo una grande tribolazione dell’umanità
( terzo segreto di fatima ? da approfondire )


vedi anche il thread su Padre Pio:


Modificato da terranovas - 1/2/2015, 19:22
 
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 Inviato il: 13/8/2015, 13:46Citazione

Negli scritti di mons. Michelini c'è un altro passaggio in riferimento a Maria Valtorta.
Si trova nel II Volume. Sottocapitolo: LA NUOVA PRIMAVERA
CITAZIONE
Fra questi sacerdoti, vi è X.
Mi è caro per il suo desiderio di perfezione, ed anche per il suo amore per quell'Opera meravigliosa che il mondo ignora che i superbi rifiutano e che gli umili amano: il "Poema dell'Uomo-Dio".
È opera voluta dalla Sapienza e Provvidenza divina per i tempi nuovi, è sorgente d'acqua viva e pura.
Sono Io, la Parola vivente ed eterna, che mi sono nuovamente donato in cibo alle anime che amo. Io sono Luce, e la luce non si confonde e tanto meno si fonde con le tenebre. Ove Io entro, le tenebre si dissolvono per dare luogo alla luce.
Dove non è vita è morte, e la morte è putredine. Vi e una putredine spirituale nauseante non meno ( p. 152) della putredine organica dei corpi in dissolvimento. Io, verità e vita, acqua viva e luce del mondo, come potrei dimorare in anime infette dalle concupiscenze e della carne e dello spirito?
Anche questo, figlio, prova che chi non ha sentito nel "Poema" il sapore del divino, il profumo del soprannaturale, ha l'anima ingombra ed oscurata.
Vi sono vescovi, sacerdoti, e religiosi e religiose che ancora una volta accampano quella prudenza, per loro causa di tante imprudenze. Vi si rifugiano dentro, e non sanno che sono dentro la rocca del demonio. La prudenza è virtù, e la virtù non ha nausea del Divino.
Figlio mio, quanto in basso siamo! Sappia Don X ...che ogni volta che ha riletto il "Poema dell'Uomo-Dio" mi ha dato gioia per tutti coloro che tale gioia mi hanno negato.
Non tema di nulla, se vi è chi rifiuta di comprenderlo.
Siate consapevoli che il bene nostro è ben diverso da quello del mondo. L'amore che noi portiamo alle anime è sempre unito alla sofferenza: è legge.
La sofferenza è mezzo non solo utile ma necessario alla trasformazione, alla purificazione e divinizzazione dell'anima. (p. 153)
Figlio, quanto bisogna pregare, mortificarsi e riparare per sé e per i fratelli!
Se l'ora della purificazione è scoccata, anche i germogli vigorosi annuncianti la nuova primavera già sono spuntati.
Coraggio, Io e la Madre mia siamo con voi!». (p. 154)
 
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view post Inviato il: 3/1/2016, 18:35Citazione

pubblico l'invito alla lettura che mi è arrivato dal mio amico Ugo,
studioso ed esperto degli scritti valtortiani e ultimamente molto interessato alle vicende di don Ottavio Michelini:
CITAZIONE
Invito alla lettura… per pochi

Credo di non fare un asserzione sbagliata se dico che una delle conseguenze della lettura dei libri della Valtorta sia quella di non cercare altre letture che parlino degli stessi temi. La lettura dell’Opera è straboccante rispetto a qualsiasi bisogno e desiderio, oltretutto, per la vastità del testo, normalmente una prima lettura non basta.
Detto questo, il mio invito per la lettura di un'altra opera diversa appare temerario.
C’è bisogno di specificare meglio quale soggetti siano, a mio avviso, i “ pochi” destinatari di questo invito.
Condizione necessaria è aver letto e assimilato l’Opera valtortiana e essere pronti a qualcosa che ci riporti a navigare in un mare sconosciuto, lontano dalle sicurezze tipiche degli scritti Valtortiani; altra condizione sarebbe quella di essere un consacrato: questo perché la lettura che vado a presentare si rivolge specificatamente al clero di ogni ordine e grado.
Lo scritto, in sei volumetti ( o libri ), è intitolato “ Confidenze di Gesù a un Sacerdote “ di Don Ottavio Michelini. ( ora edito in un unico volume )
Sono molte le cose che legano gli scritti della Valtorta a Michelini e moltissime le differenze.
Sono stati entrambi anime vittime che si sono offerte in olocausto per fare la Volontà di Dio. Ricevettero due ben distinte missioni e vissero, come naturale, due distinte esperienze. Le due rivelazioni private sono separate da circa trent’anni .
A Maria Valtorta fu risparmiata l’angoscia ulteriore di conoscere il triste “ futuro prossimo “ che noi a posteriori in qualche modo stiamo vivendo, anche se, per fortuna o meno, non ne cogliamo tutta la gravità. La cosa ci appare logica se pensiamo al terribile periodo della seconda guerra mondiale che stava vivendo la Valtorta, oltretutto paralizzata in un letto.
Più di una volta M.V. chiese a Gesù se quelli fossero i “ Tempi ultimi “ profetizzati in “ Apocalisse “. Gesù, in più riprese, la rassicurò dicendogli che, nonostante la gravità dei tempi e anche se i ” guai “ non fossero finiti, la cosa era lontana dall’avverarsi.
A mons. Ottavio Michelini di questo “ futuro prossimo” nulla fu risparmiato.
Siamo negli anni ottanta dello scorso secolo. Immaginate di essere un povero parroco che, anche se abituato a una certa “ confidenza” con la Trascendenza ( cosa che si saprà solo dopo la sua morte ) , si trova a gestire una situazione estrema che crede di non riuscire ne a gestire ne a capire totalmente.
Come ci viene raccontato dal suo direttore spirituale ( padre Lorenzo Sirolli ), quando nel 1975 don Ottaviano, all’età di 69 anni, inizia a ricevere queste “ comunicazioni dall’Alto “, non ne coglie, conscio dei sui limiti, tutta la profondità o ampiezza che contengono:
[…] Erano rare le volte in cui, uscendo dalla sua cameretta con il foglio del messaggio appena scritto, non lo consegnasse a don Paride ( un suo confratello di fiducia ) dicendogli:
<< Leggilo tu, io non ci capisco niente, mi sembra tutto inammissibile >> .
Don Paride, dopo averlo rassicurato, consegnava il messaggio al direttore spirituale.
Come dare torto a don Ottavio che di colpo si trova investito da N. S. di una missione che da subito gli appare assurda e fuori dalle sue capacità: Gesù gli preannuncia un imminente catastrofe mondiale ( Epidemie, guerre civili, guerra totale e atomica, “ tre giorni di buio “ nei quali ci si dovrà chiudere in casa recitando il Rosario e digiunando ) che avrà come prima conseguenza la quasi totale scomparsa del genere umano e della Chiesa.
Sua missione: trascrivere i messaggi e farli conoscere a tutto il clero e a tutta l’Umanità; costituire una comunità di sacerdoti con lo scopo di rifondare una “ Nuova Chiesa Rigenerata “ purificata dal troppo male che ormai, entrato nella Chiesa stessa, gridava vendetta da parte di Dio ( come una seconda Arca di Noè ). Il 1980 sarà l’anno della “ Grande Purificazione “ preannunciata del resto dai messaggi di Fatima, Lourdes, La Salette. Decreto vero e irrevocabile di Dio Padre. La cosa sarà poi chiarita in tutti i particolari e ripetuta più volte nei messaggi.
L’ansia e lo sconcerto per una tale novità e responsabilità sarà sempre presente nelle domande e preghiere che don Ottavio farà di continuo a N.S. e che si trovano sparse in tutti e sei libri.
In obbedienza ai comandi di N.S. e supportato pienamente dal suo direttore spirituale e dal suo vescovo, don Ottavio Michelini inizierà la missione affidatagli da N.S.
Come pre-annunciatogli dallo stesso Gesù, per la sua adesione ai voleri di Dio ricevette una violenta reazione da parte di Satana e da molti confratelli che lo giudicarono quasi da subito un matto. Quando don Ottavio si lamenterà con Gesù di questa triste condizione, Questi gli risponderà :
Messaggio del 18 ottobre 1975 “ Urge fare presto “ vol.1.
“[…] - Gesù, vorrei domandarti una cosa. Temo di chiacchierare troppo in merito all'avvicinarsi dell'ora tremenda della tua giustizia.

«No, figlio mio. Dillo, lo voglio, lo voglio ed anche per i messaggi urge fare presto».

- Ma Gesù, diranno che sono matto!

«Quante volte non ti ho detto di non preoccuparti di nulla per quello che di te penseranno gli altri. I miei nemici quante volte mi hanno accusato di essere matto ! Erode mi ha fatto vestire da pazzo e,così conciato, mi ha fatto sfilare per le vie di Gerusalemme.
Don Bosco non volevano portarlo in manicomio? E tutti i santi non sono stati considerati, chi più, chi meno, un poco matti?».


Ho voluto inserire questo dialogo, che potrebbe apparire anche banale, in quanto i valtortiani più attenti potrebbero notare questa cosa: solo Luca riporta l’episodio di Erode in LC 23, 6-12, ma non in questi termini. Solo nel cap. 604 de “ L’ Evangelo come mi è stato Rivelato “ si parla esplicitamente del fatto che Erode fa vestire Gesù con una tunica bianca affiche Pilato capisca che lo ha giudicato folle:
[…] «Basta. Ti ho trattato da Dio e non hai agito da Dio. Ti ho trattato da uomo e non hai agito da uomo. Sei folle. Una veste bianca. Rivestitelo di essa perché Ponzio Pilato sappia che il Tetrarca ha giudicato folle il suo suddito. Centurione, dirai al Proconsole che Erode gli umilia il suo rispetto e venera Roma. Andate».
Di questi rimandi indiretti e diretti all’Opera se ne trovano molti nei dettati a don Ottavio Michelini. Non è per questi rimandi che consiglio a consacrati, valtortiani e non, di leggere i sei volumi scritti da don Ottavio Michelini, ma perché , a mio avviso, questi scritti contengono la più bella e profonda lezione fatta da N.S. per le “ sue stelle “: i consacrati della Sua Chiesa.
Qui potrebbe finire questo mio “ invito alla lettura “, ma sarebbe presuntuoso dire, come in fondo ho voluto dire “ Leggete e poi capirete “, in quanto questa frase se la sono potuta permettere solo santi come Padre Pio o la prossima santa Teresa di Calcutta. Io non ho una credibilità tale da poter consigliare un qualsiasi consacrato. Oggi poi i moderni mezzi di informazione sfornano notizie di tutti i tipi su tutto e non è improbabile che all’orecchio di molti sia giunta una “ cattiva fama “ su questi sei volumi.
Il più delle volte ci si accontenta di non approfondire: specie i lettori valtortiani che temono che questa “ cattiva fama” possa nuocere all’Opera .
Credo di dover, mio malgrado, continuare la spiegazione del perché leggere questi scritti, sperando di riuscire a coinvolgere qualcuno.

Credere nonostante tutto

I sei libri bastano a se stessi, ma come detto sono ingiustamente preceduti da molti pregiudizzi.
I messaggi e dialoghi trascritti da don Ottavio vanno dal 5 maggio 1975 al 2 gennaio 1979. Nei primi 12 mesi, con una cadenza quasi giornaliera, Gesù esporrà nei minimi particolari la disastrosa condizione in cui si trova la Chiesa. Tutto sarà trascritto nel I° e II° volume. Nei seguenti 12 mesi, verranno ripetuti e chiariti gli stessi importantissimi concetti nel III° e IV° libro. Per il dogma della “ Comunione dei santi “ vedremo iniziare un sempre più frequente intervento di santi: specie consacrati, e persone defunte care a don Ottavio. L’ otto settembre 1976 vi sarà anche un primo intervento da parte di Maria SS..
Questi interventi altri da quelli di Gesù, saranno dati allo scopo di persuadere e confermare quelli già dati, che, per la loro gravità e immanenza, non trovarono facile divulgazione o comprensione. Negli ultimi due volumi i messaggi in comunione con i santi del Cielo la faranno da padrone e la cadenza dei messaggi sarà molto più diradata . Il 7 settembre 1978 Papa Pio X comunicherà con don Ottavio seguito nell’ ordine da i papi: Pio XI, Paolo VI, Giovanni XXIII, Giovanni Paolo I, Benedetto XV.
Negli ultimi giorni di dettati, Gesù riprenderà a comunicare con un fittissimo riepilogo atto a confermare tutto quello già detto.
il sesto libro si chiuderà con il messaggio del 2 gennaio 1979 “ Una bianca figura d’uomo “, dove Gesù rivela, circa un anno prima dell’evento, l’imminente attentato a Giovanni Paolo II.
Altre profezie, poi verificate, le troviamo sparse nei sei libri: ad esempio, nel primo libro Gesù preannuncia la caduta dell’impero sovietico che sarebbe avvenuta qualche anno prima della fine del secolo; in tutti e sei i libri e ripetuto un imminente straordinaria manifestazione di Maria SS. ( Medjugorje ) che sconfiggerà Satana.
Gesù dice che tutto si compirà per il 1980 ( in realtà Gesù parla in termini più generici senza dare date precise ) e che don Ottavio sarà presente a questa immane tragedia.
Come si può spiegare questa apparente contraddizione con tutto il resto?
La nostra logica propenderebbe per considerare questi scritti un puro abbaglio. Eppure nel leggere quei messaggi abbiamo riconosciuto la stessa voce, lo stesso modo di parlare del Gesù della Valtorta. Leggiamo cose troppo profonde e in linea perfetta col magistero, racconti impossibili da inventare. Si rimane però in bilico se credere o meno.
Per smentire i mali informati e informare i dubbiosi sono da poco usciti due bellissimi libri editi dalla associazione “ Mons. Ottavio Michelini “ con i titoli: “ Confidenze di Gesù a un Sacerdote 1979 “ e “Relazione e testimonianza della vita virtuosa di Mons. Ottavio Michelini “, quest’ultima scritta dal suo direttore spirituale padre Lorenzo Sirolli da poco scomparso.
Ora da questi due libri sappiamo che pochi mesi prima della sua morte ( 15 ottobre 1979 ) per don Ottavio inizio un calvario doloroso per le vessazioni di Satana che lo indussero a dubitare di tutta la sua opera.
Più volte Gesù a conforto del sacerdote gli ripeterà:
da “ Confidenze di Gesù a un Sacerdote 1979 “
“ Io non ho mai deluso nessuno, non ho mai ingannato nessuno, Io non sono mai venuto meno alle Mie promesse, perché se lo facessi non sarei Dio”.
Nello stesso libro del 1979 troviamo ulteriori messaggi dall’Aldilà ( per grazia di Dio e per il dogma della Comunione dei Santi ) da parte de i primi Genitori, i Patriarchi e profeti e martiri dell’Antico Testamento!
Nonostante questi messaggi di conferma dove Gesù e tutto il “ Cielo “gli ripetono come le “ apparenti contraddizioni, siano dovute a una sua sbagliata interpretazione , don Ottavio non riuscirà a convincersi totalmente.
Ad esempio: nel libro del 1979 l’apostolo Giovanni prima e Giovanni Battista dopo, lo avvertono che i concetti di tempo che abbiamo sulla terra sono inconciliabili con quelli che si hanno in Cielo. Lassù si vive un “ eterno presente “ dove passato presente e futuro sono co-presenti . Le “date” date sono semplici riferimenti, in quanto vi sono difficoltà di esprime concetti vissuti in Cielo con termini umani. La stessa cosa disse Gesù alla Valtorta, ma, ad onor del vero siamo lontani dal linguaggio profetico usato da Gesù con la frase” Il Regno dei Cieli è vicino “, oppure con la frase “…Fino a duemila trecento giorni di sera, e mattina; poi il santuario sarà giustificato.” usato in Daniele 8, 14.

Nello stesso libro del 1979 viene ribadito che Il termine stesso “ Comunione dei Santi “ implica che solo una fede perfetta, che rende santi sulla terra, permette una comunicazione attendibile con i santi in Cielo. Solo una fede perfetta può difendere dal fallimento chi, come don Ottavio, sia stato investito di una così grande missione.
Sarà lo stesso Mosè ( che rivelerà a don Ottavio di essere stato una persona “ esile e balbuziente “ e non l’atletica figura che vollero tramandare ), che facendo una analogia tra la sua missione e quella di don Ottavio, gli ricorderà come lui, prossimo a raggiungere la Terra Promessa, per un singolo pensiero di onnipotenza ( episodio del miracolò del zampillo dell’acqua da una roccia arida che Mosè penso essere dovuto a lui e non a Dio ) fu severamente punito dall’Onnipotente giustizia Divina, morendo in prossimità della meta.
Sempre nello stesso libro del 1979 l’apostolo S. Giovanni dice a don Ottavio, sapendo che questi, sempre più annebbiato dal dubbio, non riusciva a darsi spiegazioni accettabili alla sua mente:
Dal messaggio del 21-07-1979:
[…] Fratello don Ottavio, ricordati che Lui non si ripete mai e questa è una Sua prerogativa Divina. Perciò quando tu sei tentato di scrutare nei modelli passati delle Sue opere, senza scorgervi elementi di riscontro con la Comunità S. ( per prudenza e riservatezza nel libro non si rivela il nome per esteso della comunità costituita per ordine di Gesù ), tu ti allarmi subito come un piccolo bambino che si impaurisce alla vista di un animale che gli si affaccia davanti per la prima volta.”
Quasi nulle per noi, semplici lettori non coinvolti personalmente con i fatti raccontati, la possibilità di comprendere nella giusta luce tutti questi fatti, in quanto anche don Ottavio, in odore di santità ( come lo fu la Valtorta ), non vi riuscì a pieno.
Il terribile momento che stanno vivendo la Chiesa e il mondo viene sottolineato in continuazione nei sei libri, come ad esempio in questo brano dove Gesù dice:
Dal vol. 1 “Disperata malvagità “
[…] Questa guerra avrà il suo epilogo alla fine dei tempi. Ma la guerra, dicevo, è una catena di battaglie. La battaglia ora in atto è la più grande, dopo quella combattuta da S. Michele e dalle sue schiere contro le potenze ribelli.
Questa immane responsabilità sembra travolgere il povero don Ottavio che non riesce a trovare una risposta razionale a questa novità improvvisa.
Con il senno del poi potremmo dire che forse tutte queste complicazioni, a noi incomprensibili ( specie a noi lettori della Valtorta ), potevano essere evitate non permettendo le vessazioni e evitando di accennare a date precise, ma sarebbe dare giudizi su l’operato di Dio! Se Dio ha operato in questo modo, sicuramente una ragione superiore a noi in perscrutabile ci sarà stata: pensiamo ad esempio ai terribili “ cinquant’ anni di silenzio di Dio”: oscurità dolorosa a cui fu sottoposta madre Teresa ci Calcutta!
Da subito Gesù disse a don Ottavio che sarebbe stato ricordato come “ Profeta della Chiesa Rinnovata “ e non come condottiero in una battaglia alla quale già sapeva non avrebbe combattuto in prima persona.
La lezione contenuta in questi sei libri sembra più rivolta a coloro che al tempo dei profetizzati “ momenti bui ” ( rimandati ma non annullati ), quando tutto sembrerà perso, si dovranno cingere di una fede perfetta e irrefrenabile perseveranza per continuare la missione iniziata da don Ottavio Michelini.
Questo decreto di Dio Padre rimandato ( forse attenuato ) ma non annullato mi ha fatto pensare ai dieci segreti della Madonna di Medjugorje. Forse La Madre Celeste ha strappato un ultima prova per noi umani. Le grazie costano se è vero come la Madonna a Medjugorje per ben due volte ripeté ai veggenti:
Messaggi del 17 aprile e del 2 maggio 1982
"Queste mie apparizioni qui a Medjugorje sono le ultime per l’umanità. Affrettatevi a convertirvi!"
"Sono venuta a chiamare il mondo alla conversione per l’ultima volta. In seguito non apparirò più sulla terra: queste sono le mie ultime apparizioni." 

La stessa cosa profetizzo Gesù a don Ottavio.
Qui termina la mia apologia che, se pur lunga, coglie solo aspetti marginali al contenuto dei libri.
Sarei contento se anche una sola persona, letto questo mio appello, si cimentasse in questa non facile lettura e volesse condividere con me le impressioni ricevute.
Delle tante allusioni esplicite o indirette all’Opera Valtortiana ne copio due in appendice.
Straordinario per noi valtortiani il messaggio del 24-05-1979 che si trova nel libro del 1979, in quanto vi è un intervento diretto della nostra Maria Valtorta!
U.B.
APPENDICE

Io amo le anime – vol. 1

«[…] Ho dettato a Maria Valtorta, anima vittima, un'opera meravigliosa. Di quest'opera Io ne sono l'autore. Tu stesso ti sei reso conto delle reazioni rabbiose di Satana. Tu hai constatato la resistenza che molti sacerdoti oppongono a quest'opera che se fosse, non dico letta, ma studiata e meditata porterebbe un bene grandissimo a tante anime. Essa è fonte di seria e solida cultura. Ma a quest'opera, a cui è riservato un grande successo nella Chiesa rigenerata, si preferisce il pattume di tante riviste e di libri di presuntuosi teologi. Ti benedico come sempre. Voglimi bene».

La nuova primavera - vol. 2

[…] Fra questi sacerdoti, vi è X. Mi è caro per il suo desiderio di perfezione, ed anche per il suo amore per quell'Opera meravigliosa che il mondo ignora che i superbi rifiutano e che gli umili amano: il "Poema dell'Uomo-Dio".
È opera voluta dalla Sapienza e Provvidenza divina per i tempi nuovi, è sorgente d'acqua viva e pura.
Sono Io, la Parola vivente ed eterna, che mi sono nuovamente donato in cibo alle anime che amo. Io sono Luce, e la luce non si confonde e tanto meno si fonde con le tenebre. Ove Io entro, le tenebre si dissolvono per dare luogo alla luce.
Dove non è vita è morte, e la morte è putredine. Vi e una putredine spirituale nauseante non meno della putredine organica dei corpi in dissolvimento. Io, verità e vita, acqua viva e luce del mondo, come potrei dimorare in anime infette dalle concupiscenze e della carne e dello spirito?
Anche questo, figlio, prova che chi non ha sentito nel "Poema" il sapore del divino, il profumo del soprannaturale, ha l'anima ingombra ed oscurata.
Vi sono vescovi, sacerdoti, e religiosi e religiose che ancora una volta accampano quella prudenza, per loro causa di tante imprudenze. Vi si rifugiano dentro, e non sanno che sono dentro la rocca del demonio. La prudenza è virtù, e la virtù non ha nausea del Divino.
Figlio mio, quanto in basso siamo! Sappia Don X ...che ogni volta che ha riletto il "Poema dell'Uomo-Dio" mi ha dato gioia per tutti coloro che tale gioia mi hanno negato.
Non tema di nulla, se vi è chi rifiuta di comprenderlo.
Siate consapevoli che il bene nostro è ben diverso da quello del mondo. L'amore che noi portiamo alle anime è sempre unito alla sofferenza: è legge.
La sofferenza è mezzo non solo utile ma necessario alla trasformazione, alla purificazione e divinizzazione dell'anima.
Figlio, quanto bisogna pregare, mortificarsi e riparare per sé e per i fratelli!
Se l'ora della purificazione è scoccata, anche i germogli vigorosi annuncianti la nuova primavera già sono spuntati.
Coraggio, Io e la Madre mia siamo con voi!».


Modificato da terranovas - 12/3/2017, 19:35
 
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view post Inviato il: 12/3/2017, 21:44Citazione

Pubblico un nuovo approfondimento in merito aglii scritti di don Ottavio Michelini che mi è arrivato dal mio amico Ugo, studioso ed esperto degli scritti valtortiani.
Ultimamente anche gli studiosi francesi hanno preso in esame la figura di don Michelini in rapporto agli scritti di Maria Valtorta
(vedi pagina web del sito Maria Valtorta.org: www.maria-valtorta.org/ValtortaWeb/048.htm)
CITAZIONE
Messaggio di Maria Valtorta a don Ottavio Michelini

Dal libro “Confidenze di Gesù ad un sacerdote 1979

Marina di Carrara 24 maggio 1979
UNITI NEL TEMPO E NELL'ETERNITÀ
Scrivi, fratello carissimo don Ottavio: sono Maria Valtorta.
Finalmente anche per me è venuto il momento di potere parlarti, di dirti: grazie per avere fatto visita a S. T., nel suo Convento, per avere stipulato con lei un patto che, per l'infinita Bontà e Misericordia Divina, che, per la non meno grande misericordia della Vergine Immacolata, avrà la sua piena e quanto prima realizzazione.
Incontri d'anima per un sostegno reciproco
Fratello don Ottavio, la fede semplice e umile ancora una volta non resterà senza il suo premio, ti voglio ancora una volta dirti grazie per avere accolto l'invito di visitare in questo particolare momento Padre Adalberto, figlio prediletto del Cuore Misericordioso di Lui, Gesù e del Cuore Immacolato di Maria, comune nostra Madre SS.ma e ancora grazie per aver accettato di andare dopo le elezioni a N., per far visita ad una figlia vittima con Lui, fatta dolore e sofferenza, per espiare i molti sacrilegi e peccati che si compiono nella Chiesa in quest'ora triste di vigilia, piena di fatti e avvenimenti che il mondo di oggi ateizzato, (e con il mondo, in misura non inferiore, la stessa Chiesa uscita dal costato aperto di Cristo Crocifisso), rifiutano di accettare.
Fratello don Ottavio, non a caso ti ho detto di vigilia, perché quanto ti è stato comunicato da Giuseppe** sarà tremenda realtà.
Riparare
[D.] - Sorella Maria, allora?! ...

[R.] - Non devi temere di nulla, non ti mancano motivi di sofferenza, vedi di saperla permeare questa sofferenza di generosità, di fede, di speranza e di un grandissimo amore per l'Amore.
Quante volte, fratello mio, non te lo ha chiesto, di donargli tutto in riparazione, per l'oscurità tremenda che avvolge Chiesa e Umanità[?]

[D.] - Sorella Maria, alla luce di queste tue parole vedo la mia immensa, incommensurabile povertà, e ci sarebbe da rabbrividire, se non avessi coscienza che il Suo Amore infinito può inabissare nella fornace ardente del Suo Cuore Misericordioso tutta la mia grande povertà e miseria.
Sorella Maria, tu mi hai accennato di vigilia! Tu sai naturalmente la situazione della Comunità S. ...
Intervento di Dio nella storia
[R.] - Sì, ma non ti devi preoccupare, il vostro Ambasciatore Andrea*** vigila attentamente e bene cura i vostri affari, perciò confermo tutto quello che Lui ed altri vi hanno detto.

[D.] - Sorella Maria, non è che io voglia mettere in dubbio quanto ci è stato detto, ma le mie miserie, i miei peccati non potrebbero ostacolare...

[R.] - Fratello don Ottavio, se le miserie e i peccati degli uomini potessero influire su Dio, in misura tale da impedire l'attuazione dei Piani della Provvidenza Divina... la Chiesa sarebbe una città senza case.

I peccati degli uomini possono suscitare lo sdegno Divino, e possono anche ritardare l'attuazione, ma non possono mai impedire l'azione di Dio.

Fratello, più e più volte ti è stato detto che Lui non delude mai nessuno e non deluderà né te né la Comunità.

Egli vi ama e quanto vi ama; rispondere generosamente al Suo Amore è quello che dovete sempre fare. Luce dovete essere.
Fratello don Ottavio, le visite che farete, sia a S. sia a N., vi saranno di grande utilità, metti via ogni scrupolo che il nemico cerca di rimescolare nel tuo cuore.
Viviamo in Dio, seppure in situazioni diverse, possiamo valerci dello stupendo Dogma della Comunione dei Santi. Ora sono io, Maria Valtorta, che ti propongo un contrat¬to che tu ami tanto: uniti sempre nel tempo dell'eternità[e nell'eternità]. Io, se tu lo vorrai, ti sarò vicina nelle tue sofferenze, nelle lotte, nelle tue necessità, se tu me lo permetterai.

[D.] - Maria, sorella mia cara, non solo te lo permetto, ma te lo domando con tanto desiderio che tutto questo diventi una realtà, se io per la mia fragilità [lo dimenticassi], ricordamelo tu questo patto, a cui molto tengo.

[R.] - Fratello, ti assicuro fin d'ora la mia interces¬sione per te, per don Paride, per tutta la Comunità e per tutti quelli che sono legati a voi.

Vi benedica Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo, ora e sempre.

Maria Valtorta


** Il riferimento è a un messaggio precedente fatto da Giuseppe Cafasso .
*** L’apostolo Andrea è stato nominato da Gesù come Ambasciatore della Associazione Speranza fondata da Mons. Ottavio Michelini per ordine di Gesù.
Moltissime comunicazioni del libro del 1979 sono proprio del Apostolo Andrea.

domenica 9 luglio 2017

dossier segreto "Cardinal Siri" compilato dal Federal Bureau of Investigation (FBI) in data 10 aprile 1961 per il Dipartimento di Stato americano

L'FBI racconta

Quando Siri nel 1958
divenne Papa Gregorio XVII

di Rino Di Stefano
 
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(Il Giornale, Mercoledì 6 Aprile 2005)
Il cardinale Siri in un disegno dell'epocaIl cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, nel conclave del 26 Ottobre 1958 venne eletto papa con il nome di Gregorio XVII ma due giorni dopo, su pressione dei cardinali francesi, fu costretto a dare le dimissioni in quanto, secondo i servizi di sicurezza del Vaticano, la sua elezione avrebbe determinato l'assassinio di diversi vescovi dietro la Cortina di Ferro comunista. La notizia, ampiamente documentata, fa parte del dossier segreto "Cardinal Siri" compilato dal Federal Bureau of Investigation (FBI) in data 10 aprile 1961 per il Dipartimento di Stato americano.
Il dossier è rimasto secretato fino al 28 Febbraio 1994 quando, scaduti i termini della classificazione grazie alla legge Freedom of Information Act, è stato possibile accedere al documento. Il primo a leggere quel dossier segreto fu Paul L. Williams, consulente dell'FBI e giornalista investigativo, che nel 2003 diede alle stampe il libro "The Vatican Exposed: Money, Murder, and the Mafia", pubblicato negli Stati Uniti dalla Prometheus Books.
Secondo il resoconto di Wililams, tutto cominciò nel 1954 quando il conte Della Torre, editore dell' "Osservatore Romano", informò l'allora pontefice Pio XII delle simpatie che il cardinale Angelo Roncalli (che più tardi diventerà Papa Giovanni XXIII) nutriva per i comunisti. A quanto pare anche altri esponenti della cosiddetta «Nobiltà Nera', cioè l'aristocrazia vaticana, espressero Io stesso tipo di timori al Papa.
Il cardinale SiriLa notizia giunse ben presto nell'ambasciata americana di via Veneto dove agenti della Cia e dell'FBI vennero immediatamente attivati per scoprire le eventuali simpatie del cardinale Roncalli. Le indagini, inoltre, vennero estese anche a Monsignor Giovanni Battista Montini, che più tardi salirà al trono di Pietro col nome di Papa Paolo VI.
Williams a questo punto racconta che Papa Pio XII, proprio per evitare che la Chiesa potesse uscire dai suoi canoni tradizionali, indicò il cardinale Giuseppe Siri come suo successore. Siri, come ben sanno i genovesi, era fortemente anticomunista e un intransigente tradizionalista in materia di dottrina della Chiesa. Inoltre era conosciuto anche come un ottimo organizzatore.
Dopo la morte di Pio XII venne dunque il giorno del conclave. Era il 26 Ottobre del 1958 e i cardinali si riunirono in assise nella Cappella Sistina per eleggere il nuovo Papa. Ciò che avvenne in quelle ore è rimasto nella più assoluta riservatezza e lo stesso Siri preferirà tacere per tutta la vita sul suo segreto piuttosto di rivelare quanto accadde.
Secondo gli agenti dell'FBI, che quindi in qualche modo raccolsero le informazioni riservate di alcuni cardinali presenti nel conclave, al terzo ballottaggio Siri raggiunse i voti necessari e venne eletto Papa col nome di Gregorio XVII. La notizia venne subito ufficializzata con la tradizionale fumata bianca che annunciò al mondo l' "Habemus Papam". Non solo. Quello stesso giorno alle 18 la notizia venne annunciata con gioia dalla Radio Vaticana. L'annunciatore disse: "Il fumo è bianco...non c'è alcun dubbio. Un Papa è stato eletto".
Piazza San PietroMa il nuovo Papa non fece alcuna uscita in pubblico. La gente in piazza San Pietro aspettava trepidante, ma la finestra non si apriva. Ad un certo punto a qualcuno vennero dei dubbi. Vuoi vedere che quel fumo non era poi così bianco? Forse era un po' grigio... A quel punto, per dissipare qualsiasi dubbio, Monsignor Santaro, segretario del conclave dei cardinali, annunciò che il fumo in effetti era bianco e che un nuovo Papa era stato eletto.
Ma l'attesa continuava senza alcun esito. Quella sera la Radio Vaticana annunciò che il risultato era incerto. L'indomani, il 27 Ottobre 1958, un quotidiano del Texas, "The Houston Post" pubblicò un articolo il cui titolo diceva "I cardinali hanno fallito a eleggere il Papa in 4 ballottaggi: confusione nei segnali di fumo ha causato un falso responso".
Ma, a quanto pare, quel responso era stato invece valido. Anche al quarto ballottaggio, secondo le fonti dell'FBI, Siri ottenne i voti necessari per essere eletto pontefice. Ma i cardinali francesi, mostrando i rapporti confidenziali dei servizi di sicurezza del Vaticano, chiesero a Siri di rinunciare al papato in quanto la sua elezione "avrebbe causato disordini e l'assassinio di diversi vescovi dietro la Cortina di Ferro".
Lo stemma del VaticanoI cardinali proposero quindi di eleggere un "Papa di transizione" nella persona del cardinale Federico Tedeschini, ma l'interessato era in condizioni di salute troppo precarie per poter accettare. Infine il terzo giorno, l'assemblea si mise d'accordo per eleggere il cardinale Roncalli, Papa Giovanni XXIII.
Fin qui il racconto di Paul L. Wililams. Secondo un altro giornalista e scrittore francese, Louis Hubert Remy, nel conclave del 21 giugno 1963 un'altra volta Giuseppe Siri stava per essere "rieletto" Papa. Ma ancora una volta qualcuno fece osservare che la Chiesa sarebbe stata perseguitata se un personaggio come il cardinale genovese fosse mai stato eletto Pontefice. E ancora una volta Siri calò il capo lasciando il posto a Paolo VI.
Il 18 maggio 1985 Louis Hubert Remy, l'amico Francois Dallas e il Marchese de la Franquerie, personaggio molto conosciuto nella Curia romana, vennero ricevuti dal cardinale Siri nel suo studio di via San Lorenzo, a Genova. Ad un certo punto Remy domandò a Siri se era vero quanto si diceva circa la sua elezione a Papa. "Egli stette per lunghi attimi in silenzio, quindì alzò gli occhi al cielo con un senso di sofferenza e dolore, unì le mani e, pesando le parole con gravità, disse: ‘Sono legato dal segreto' - racconta Remy - Quindi, dopo un lungo silenzio, pesante per tutti noi, disse ancora: ‘Sono legato dal segreto. Questo segreto è orribile. Potrei scrivere libri sui diversi conclavi. Cose molto serie sono accadute in quelle occasioni. Ma non posso dire nulla".
E il suo segreto, sempre che siano vere le fonti che rivelarono quelle indiscrezioni, se lo portò nella tomba.

Il suo modello:
Papa Gregorio XVI

Papa Gregorio XVIMa perché il cardinale Siri avrebbe deciso di chiamarsi Gregorio XVII, riferendosi così al pontefice Gregorio XVI? Basta dare un'occhiata alla biografia di quest'ultimo per capire la vicinanza che Siri doveva sentire nei riguardi di Bartolomeo Alberto, diventato sacerdote con il nome di fra Mauro Cappellari e quindi papa Gregorio XVI dal 2 Febbraio 1831 Un'immagine di Roma nei primi anni del 1800all'1 Giugno 1846. Gregorio XVI passò infatti alla storia come uno dei pontefici più conservatori e antiliberali che la Chiesa abbia mai avuto. E Siri, come chi lo conosceva sapeva bene, era assolutamente conservatore e ostile ad ogni innovazione nell'ambito della dottrina cattolica. Sua, tra l'altro, è la frase che "l'Aids è un castigo di Dio".
Ma vediamo di sapere qualcosa di più intorno a Gregorio XVI. Bartolomeo Alberto nacque a Belluno nel 1765 e nel 1783 entrò nel convento dei Camaldolesi di San Michele di Murano dove fu ordinato sacerdote nel 1787 col nome di fra Mauro Cappellari. Già nel 1799 si fece un certo nome pubblicando un volume nel quale esaltava il trionfo della Santa Sede e della Chiesa contro gli assalti degli innovatori, a difesa del potere temporale e dell'infallibilità papale, attaccando le tesi dei febroniani e dei giansenisti.
Fu proprio per questo che nel 1814 venne chiamato a Roma dove nel 1823 divenne vicario generale dei camaldolesi. Fu Leone XII nel 1826 a nominarlo cardinale con il titolo di San Callisto e prefetto di Propaganda Fide. Nel 1829 fu quindi candidato al conclave e, subito dopo la morte di Pio VIII, uno dei più lunghi conclave della storia vaticana (14 Dicembre 1830-2 Febbraio 1831) lo elesse papa col nome di Gregorio XVI.
Erano tempi molto caldi. Nel luglio di quello stesso anno scoppiò una rivoluzione in Francia le cui idee immediatamente si propagarono in Italia provocando le insurrezioni di Bologna, Pesaro, Urbino, Fano, Fossombrone, Sinigaglia e Osimo che decretarono la fine del potere temporale dei papi e proclamarono, a Bologna, lo Statuto costituzionale provvisorio delle province italiane.
La risposta di Gregorio XVI non si fece attendere. Il papa si rivolse all'imperatore austriaco che immediatamente inviò un esercito in Italia per sedare la ribellione. Per cui gli austriaci, aiutati dalle truppe dei Sanfedisti, i militari fedeli al papa, ristabilirono in poco tempo il potere pontificio.
Culturalmente parlando Gregorio XVI era quello che si dice un uomo colto, visto che era un noto orientalista e un fine teologo. Tuttavia la sua intransigenza e ostilità verso qualunque riammodernamento dello stato pontificio, le cui strutture accusavano il segno degli anni e dei tempi, provocarono una serie di ribellioni che ogni volta finivano in un bagno di sangue. Un esempio sono i moti di Romagna del 1843 e 1845.
Come si può leggere su "Riassunti di Storia d'Italia", "il suo pontificato fu caratterizzato dalla condanna del cattolicesimo liberale del Lamennais (enciclica Mirari vos, 1832) e delle dottrine del tedesco G. Hermes, sostenitore di un indirizzo teologico a base razionalista (breve del 26 Settembre 1835) e da aspri contrasti con alcuni Paesi europei (rottura delle relazioni diplomatiche con Spagna e Portogallo per la legislazione anticlericale dei governi di Maria Cristina e Maria da Gloria, 1835-1840; frizione con la Prussia per la questione dei matrimoni misti; scontro con il governo russo, che mirava a riportare all'ortodossia la chiesa rutena greco-uniate)".
Per quanto riguarda i pochi aspetti positivi di questo pontefice, di lui si può dire che incentivò l'azione dei missionari cattolici in particolare in Inghilterra e nell'America del Nord. A Roma, invece, ricostruì la basilica di S. Paolo fuori le Mura, fondò l'Orto botanico, il Museo Etrusco e una Scuola di Agricoltura. Morì infine a Roma il primo Giugno del 1846, assai poco rimpianto. Il suo successore Pio IX, salito al soglio pontificio lo stesso mese, il 20 Settembre del 1870 vedrà i bersaglieri di La Marmora entrare in Roma dalla breccia di Porta Pia.
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